la crisi economica del 2008
Nel 2008 l'economia in tutto il mondo subì la crisi più grave dai tempi della Grande Depressione del 1929. Alle origini di questa crisi, che come nel 1929 scoppiò negli Stati Uniti, c'erano stati una serie di cambiamenti nel sistema finanziario, ma il vero e proprio evento scatenante fu un enorme calo nei prezzi delle case. Questo calo danneggiò il sistema finanziario americano (banche, compagnie di assicurazioni, società che emettono mutui, etc.), ma anche numerose industrie che dipendevano dai crediti delle banche, che nel frattempo smisero di prestare denaro.
Presto la crisi divenne un fenomeno globale, perché molte imprese, famiglie e governi in tutto il mondo investono nella borsa americana, subendo forti perdite nel caso di crolli della borsa americana. Anche le banche multinazionali subivano il contagio a causa del delevaraging: per far fronte alle perdite le banche vendono molte attività per limitare le perdite e per avere denaro liquido da restituire a clienti e creditori. Con la grande crisi internazionale, moltissime banche iniziarono a vendere titoli nello stesso momento, provocando un crollo della fiducia a livello internazionale.

Un'altra importante conseguenza fu un enorme calo delle esportazioni di beni e di servizi da tutto il mondo verso gli Stati Uniti, i più grandi importatori del mondo. Nel 2009 il commercio internazionale era crollato in modo impressionante, e la crisi era ormai globale.
In Europa una serie di banche vennero comprate dagli stati (i casi più importanti sono stati in Germania, Gran Bretagna e Paesi Bassi) o finanziate da investitori privati per essere salvate dalla crisi. Anche paesi come l'Irlanda, la Spagna, il Portogallo e l'Italia hanno dovuto ricorrere a misure di austerity per far fronte alla crisi, causando una serie di problemi politici, oltre che economici. L'Islanda si ritrovava praticamente in bancarotta, con le tre maggiori banche del paese in fallimento.